Sono moderatamente contrario alla vulgata secondo la quale i giovani d’oggi siano peggiori di quelli di una volta.
E’ un discorso che vale per ogni epoca e per ogni generazione, che cerca di distanziarsi e di elevarsi rispetto a quella successiva, forse per paura che gli possano rubare i posti di lavoro o rimorchiare di più.
Che poi l’abbia fatto anch’io poco importa, sono sempre pronto a cospargermi il capo di cenere. E’ una vita che lo faccio e senti che prima o poi tutta sta cenere inizierà a pesare.
Faccio lezione di storia il mercoledì, due ore. Centoventi minuti con sei, sette ragazzi di un centro studi privato fra gli 11 e i 16 anni. Mi hanno messo nella stessa classe, evidentemente per risparmiare, alunni di età completamente diversa fra loro. La chiamano gavetta, che dal punto di vista di un sottoposto si traduce con “famo le nozze coi fichi secchi”.
Ma vabbé, passiamo al punto. Oggi parlavamo di lotte sociali in epoca graccana e, non ricordo per quale motivo, siamo finiti a parlare di legittima difesa.
Me l’hanno chiesto loro, spesso mi interrogano su alcuni problemi etici e sociali di cui si parla tanto oggi sui social e in televisione.
Chiedevano perché fosse sbagliato sparare a una persona che ti entra in casa e ti vuole uccidere e rubare tutto.
Poi li ho incalzati sostenendo che non si tratta qui di sparare o no, ma di uccidere e di farlo volontariamente.
«Voi avete il dovere di difendervi, ma nessuno ha il diritto di uccidere un altro uomo», dissi.
Venne in mio soccorso l’unica ragazza presente oggi in classe e feci ragionare i ragazzi, ovviamente più camerateschi, spiegandogli come si differenzia un omicidio volontario da uno colposo, che cos’è il “dolo”, ed infine ho aggiunsi una cosa: «Ragazzi guardate che i casi di legittima difesa in Italia sono dieci l’anno (fonte: https://www.valigiablu.it/legittima-difesa-peveri-salvini/ ), non stiamo parlando di un’emergenza ed è probabile che non vi troverete mai di fronte a una situazione simile in futuro».
La ragazza aggiunse «Ah regà, guardate che mica è come nei film americani eh!», suonò la campanella, me ne andai, notai che in faccia erano stupiti, credo stessero riflettendo. Almeno lo spero.
I ragazzi di oggi sono molto curiosi, forse anche più di noi. D’altronde ricevono stimoli e input in maniera molto maggiore, visti i mezzi di informazione di cui dispongono. Forse sono un po’ più pigri, è vero, ma anche loro si pongono problemi e sono disposti a dialogare e ad ascoltare. I miei sono anche educati e non mi hanno mai mancato di rispetto.
Sui telegiornali e sui social viviamo un’emergenza continua. Una sorta di allarme continuo voluto da chi sta attuando una restaurazione permanente della tradizione conservatrice italiana, non me ne voglia Trɔʦki.
Ma i ragazzi sono curiosi e, in fondo in fondo, vogliono sapere. Perché? Non lo so, per convincerli a studiare tante volte gli dico che alle ragazze piacciono i ragazzi acculturati e che quindi se vogliono rimorchiare devono studiare. Spero che mi diano retta.
Non so perché i ragazzi siano ancora curiosi, oggi, ma è bello vedere che sono anche disposti a parlare. Anzi, vogliono parlare perché vogliono dire la loro, ma sanno anche ascoltare. E forse siamo noi grandi (si, per una volta mi ci metto anche io fra i grandi) che non sappiamo ascoltarli.
In tutto questo enorme squallore che è la società odierna l’unica forma accettabile di resistenza sembra proprio essere il dialogo. E’ l’unica cosa che mi consola, che mi stimola a fare meglio.